Quando il talento viene umiliato, bisognerebbe gridare forte al cielo. Io non posso gridare, perché altrimenti qualcuno potrebbe pensare che sono un licantropo sotto la luna piena. Ma posso scrivere e finché ce la faccio, nonostante le mille difficoltà, scriverò in favore del talento.

Quanto a Marco Carta, ho riempito tanti post per difenderlo da Grazia Di Michele, che potrebbero darmi una patente da cartina, anche se sono un uomo. Su Valerio Scanu, credo di essere stato abbastanza chiaro: nessuno tocchi Valerio. Chi non lo capisce, non capisce un’acca di musica. (E sia ben chiaro che non faccio classifiche tra talenti canori: a quello ci penserà la storia di ciascuno, o al massimo la FIMI).

Certo, però, che basta distrarsi un attimo e subito ti impallinano un altro talento, che invece dovrebbe essere salvaguardato. A X-Factor, che consiglio a tutti di cancellare dal loro personale palinsesto, hanno compiuto l’ultimo suicidio artistico, facendo uscire dalla trasmissione l’ultimo cantante davvero di valore, dopo la Abrami, della cui eliminazione ho parlato qualche post fa, con toni davvero arrabbiati.

Alle soglie della finale, per la quale addirittura la Ventura ha imposto lo spostamento su Rai1, infatti, la simpaticissima conduttrice, con un predicozzo talmente indigesto che sembrava Morgan dopo una liposuzione, una bella tinta ai capelli e una tiratina qui e là, ha cacciato a pedate l’unico reale talento di tutta la trasmissione, Daniele Magro, voce soul dalle tante tinte, capace di rivaleggiare perfino con Cammariere in “Tutto quello che un uomo”.

Che cos’ha il talento che fa così paura, davvero non riesco a capire. Perché dev’essere tanto osteggiato, tanto odiato? E’ davvero solo invidia, o dietro, come pensa qualche mio commentatore, c’è una organizzazione segreta che ci vuol fare vivere nella mediocrità, abituandoci ad accettare sempre il peggio?

Cosa avrà spinto, davvero, al di là delle dichiarazioni di circostanza, la Ventura a cancellare da una finale meritatissima il Magro? Sarà stato che è un po’ cicciotto, che non è fotogenico, che non viene bene in quelle salopette fatte a pinguino in cui lo costringeva quel simpaticone di Tommasini?

Daniele è una forza della natura: capace di altezze straordinarie, con una facilità indiscutibile, originale nel riutilizzo personale della tecnica, pieno di sfumature, tali che, se non si sapesse che è lui, ascoltandolo ad occhi chiusi, verrebbe da pensare ad un cantante di colore.

Eppure, sottilmente, seppure inesorabilmente, la Ventura l’ha circondato di sospetto, l’ha guardato con noncuranza, puntando tutto su Yuri, che al confronto sembra un pulcino spaurito, senza presenza scenica, per dirne una, ma soprattutto svociato, svogliato, con la lingua tanto piena di inflessioni da sembrare balbuziente.

E così, di anno in anno, vediamo sempre il talento mortificato. Non è tanto il fatto che i più talentuosi non vincano, o vincano troppo poco spesso (quanti uomini e donne di valore non hanno mai avuto un riconoscimento in vita! grazie al cielo, la prossima vita sembra più giusta…), ma il fatto che durante il loro percorso li si voglia sporcare, si voglia trovare il modo per dargli addosso.

C’è qualcosa di profondamente ingiusto nel vomitare il proprio risentimento contro il talento in un modo tanto orroroso, tanto per dimostrare al mondo che (stile De Luca) “esisto anche io, infatti ti affosso”. C’è qualcosa di tremendo e orribile, in questo mondo che ti accusa perché, magari, sei sardo, oppure perché non hai i genitori, o perché sei troppo intelligente, o magari sei un po’ fuori dei canoni della bellezza.

Ed invece, tutta la bellezza, per la quale ancora è degno vivere, sta proprio in quelle note presentate con amore, in quella offerta di pace a tutti quanti, in quella canzone che si alza e arriva fino al cielo, spandendosi, gridando al mondo di ascoltare, di ascoltare.

Perché non si deve resistere al talento.