In alcuni, rarissimi, casi la musica diventa poesia, o perfino dialogo con l’immenso. “Il sole è contro me” è uno di questi.

Non c’è solo la grande tecnica di un cantante che arriva qui a sfidare l’impossibile, non solo usando con disinvoltura un falsetto insistito che per qualcun altro non sarebbe nemmeno pensabile, ma anche dando sostanza ad una forma (in senso aristotelico) angelicamente perfetta, dando a ciascuna parola e a ciascun suono un significato intrinseco e estrinseco.

“Il sole è contro me” non è più nemmeno uno spartito indovinato, pieno di trabocchetti interpretativi o di difficoltà di raccordo – diventa, in questa interpretazione persuasiva, commovente, tanto da indurre le lacrime, lo specchio di un’anima complessa, profonda, gentile e impetuosa. Diventa l’acqua nella quale si specchia un ragazzo che è cresciuto, che disvela di se stesso qualcosa di profondo, che lo agita, lo permea completamente, e non è nemmeno più soltanto l’amore per la musica che Valerio incarna. E’ qui visibile, come un riflesso della musica, una parte della sua anima, un pezzo dell’anima di Valerio Scanu.

Tra registri alti e bassi, Valerio sa imprimere forza e significato in una melodia terribile, che forgia, stavolta perfino più con la sua inconsiderabilmente profonda anima, fino ad un acuto impossibile, che diventa metafora di un dolore che si fa sibilo – non sublime amore, ma sublime odio, desiderio quasi di vendetta. La natura, rappresentata dal sole, è contro di me, sembra dire Valerio, contro i miei sentimenti, senza i quali non esisto, ma nemmeno esiste lui – sono io, con la mia voce, con le mie emozioni, a sciogliere il ghiaccio, a rendere più gentile ciò che mi circonda, o perlomeno più comprensibile.

E’ ancora un’altra sfida, anche stavolta, come sempre, “per ricominciare”, perché l’arte sta anche qui – nel proporsi nuovi obiettivi, che non sono i dischi d’oro, o di platino (che pure ci saranno, e non si vede come non potrebbe essere così), ma che sono l’espressione pura, semplice di se stessi, fino all’annullamento, completo, perenne, nell’arte.

Con questa interpretazione il giovane Scanu conferma d’essere, incredibilmente, sulla strada difficile dell’arte e dimostra, una volta di più, d’essere diventato in tutto questo poco tempo, col suo lavoro straordinario, degno della fortuna che gli è capitata – quel grandissimo talento che nessuno, mai, potrà, mai, contestargli.