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Un gradito ritorno tra i post: le pillole amiciane che l’anno scorso han fatto sbellicare due o tre lettori. Lo faccio anche perché Zanfo non vuole che divulghi la trama del nostro romanzo a quattro mani e tre teste. E comunque io in matematica ero bravissimo al liceo.
Mamma, comprami i balocchi. “Il buon ballerino è quello che non si culla” (Debora su Vito, dopo averlo amorevolmente cullato per tutto un anno, scopre evidentemente che l’ammmore non basta: ci vogliono i soldi e bisogna farlo fuori al più presto, perché “ci piace vincere facile”).
Prove orali. “Lui mi mette in bocca cose che non sono vere” (sempre meglio che dure; Vito su Denny, che invece che farsi una gran vagonata di cavoli propri va a controllare quante pirouette al giorno fa il suo antagonista… viene il sospetto che lo subisca un po’ troppo).
Sì, sì, dev’essere davvero difficile da digerire. Tu fai di tutto, ma proprio di tutto, tra l’avere gli occhi lucidi e il sorridere insistito, tra il cantare con Grazia-calante-Di Michele e il fare du-du-du con la regina dei coatti, alias Pamela, e che succede? Arriva uno (più bello, più affascinante, più intelligente e anche più bravo di te) – nel caso Jurman – e tu al confronto scompari, ti inabissi, diventi trasparente.
Pensate al povero Palma. Qualcosa ha fatto anche lui, in tutto questo tempo (altrimenti i capelli bianchi come gli sarebbero venuti?), certo niente di paragonabile a quel tocco di figo di Jurman, che basta che parli perché la gente cada ai suoi piedi, ivi compresa la De Filippi. A chi interessa quel che pensa Fabrizio, quando si può chiedere direttamente alla fonte prima, alla Musica impersonificata, all’oracolo del Blue Note? Al massimo, Palma può andare a cantare alla sagra della zucca fritta a San Michele a Torri. O forse anche lì lo schiferebbero?
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