Roberta Bonanno e Pasqualino Maione non capiscono, davvero non ce la fanno. Perché Marco è così amato? Che cosa avrà mai di speciale? Perché Jurman, poi, lo tiene tanto in considerazione? Ma cavolo, urletta la Bonanno, acidamente, come mai io non arrivo?

Il lavoro paga quasi sempre nella vita. Con l’impegno, con la buona volontà si può ottenere tutto: si possono superare i propri limiti, ci si può migliorare, si può arrivare perfino ad essere speciali. Ma il talento non si compra, non si acquista, non si capisce scientificamente, non si misura con il diapason o con il metronomo. Il talento va oltre il lavoro.

Quello che non capiscono i due cantanti dei bianchi è che loro non ce l’hanno e basta; e purtroppo non ce lo avranno mai, proprio perché talento non fa rima con precisione, o intonazione, o chissà quale altro parametro “scientifico”.

Lo stanno a dimostrare le carriere di musicisti straordinari come Ray Charles, che non era mai del tutto in tono quando cantava e rubava il tempo, come un ladro esperto. Eppure era geniale, anche se non inquadrabile.

Il genio fa le sue regole. Marco, nel suo campo, ha questa caratteristica. Può ancora non controllare completamente la sua emozione e quindi sbagliare, ogni tanto. Ma né Roberta né Pasqualino potranno mai essere forti come lui, semplicemente perché mancano di un quid che nessuna lezione, nessun consiglio, nessun ammaestramento potranno mai loro dare.

Non sorprende, in effetti, che non siano in grado neppure di capirlo.