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Io non c’ero. Purtroppo. Come non ci sono stato quando il tour di Valerio ha sfiorato per un attimo la città dove vivo e non sono potuto esserci, perché ero alle prese con altri dolori che la musica non avrebbe potuto sanare.

Ma ci sono stato oggi, tra i video postati (chissà, forse alla chetichella) dai molti fan che erano presenti. E ho visto e sentito. E oggi per una volta vorrei parlare da fan, senza esserlo.

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Il tal dei tali ha un momento di scanismo fortissimo. Quasi quasi si iscriverebbe a twitter.

Però, il tal dei tali, che com’è noto si sta facendo una gran pubblicità con questo blog e grazie ai soldi che gli arrivano dà da mangiare ai suoi dodici figli, ha solo un paio di precisazioni da fare, rivolte soprattutto a chi legge, ma non ha nemmeno il coraggio (pessima scelta di parole, eh) di commentare (non che debba avercelo, intendiamoci):

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Valerio Scanu è un fenomeno. Punto e basta. Chi non ci crede o non l’ha mai sentito cantare o è in perfetta mala fede.

Valerio Scanu è un fenomeno “mediatico”. Punto e basta. Scrive su twitter, gli arrivano centinaia di messaggi, alcuni gentili, altri ridicoli, altri ancora solo beceri, della beceraggine che può essere coltivata solo da animi disumani.

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Cixi, “You need me, I don’t need you” (Ed Sheeran): in difficoltà con il ritmo troppo veloce (il testo s’è perso in pratica quasi completamente), Cixi lascia la gara con una prova non adulta, confermando le buone dote vocali, magari la scarsa agilità, ma la scarsa personalità. Canzoni come questa, quasi tutte ritmate, non sono per niente adatte alla sua voce che si apre facilmente nelle ballad. Questo simil-rap si sarebbe adattato più a Ics. Purtroppo, così, ci si taglia le gambe da soli. Cixi ha tanto da crescere, ma soprattutto da maturare i propri mezzi tecnici ancora troppo acerbi. D’altra parte, ciò si conferma con la gigantesca stonatura con cui inizia anche il suo inedito: se così si pensa di vincere “X-Factor”, è veramente troppo, troppo poco.

Chiara Galiazzo, “Teardrop” (Massive Attack): scelta facile per la finale, una canzone famosa, strafamosa. Dopo il mezzo passo falso con Ciampi, Morgan punta sul sicuro. Lei non è così originale, adeguandosi al modello perfettamente, con qualche sbavatura, soprattutto nel finale, un po’ impreciso. Una prova normalizzata che legittima la vittoria finale.

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Davide Merlini, “Centomila parole d’amore”: il testo dell’inedito è scritto da Max Pezzali, che ha confezionato una ingenua canzone d’amore, adattissima allo spirito fragile e quasi asessuale dell’interprete, molto meglio nell’amara prima parte che nella seconda, un po’ ripetitiva. Non si capisce perché lo si debba far correre mentre canta: il fiatone si sente, anche perché la canzone è difficilotta (la strofa in particolare è tutta un’unica frase senza fiati possibili). Quando è fermo, il Merlini è bravino: certo, non ha uno stile interpretativo particolarissimo. Però, è molto meglio che alcuni altri che sono più strombazzati. Quanto al futuro di questo ragazzo, dolce e bellissimo, purtroppo sarà non di particolare successo: l’inedito, musicalmente debole e fors’anche banale, non cambierà di un’anticchia la mia profezia.

“In un giorno qualunque” (Marco Mengoni): poteva venire anche peggio, visto che questa canzone, particolarmente senza linea melodica, è tra i pezzi meno facili da interpretare. Davide, invece, coi suoi limiti, con la sua faccia pulita e gentile, con la voce squillante, sincera ed esagerata, lo fa in un modo suo, originale, senza appiattirsi affatto sulla interpretazione di Marco, che sicuramente avrà ringraziato.

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