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Le parole in amore sono sempre mal scelte: parliamo, parliamo, perfino gridiamo, senza mai riuscire davvero ad ascoltare. Forse qualcuno, che è venuto dopo di noi, sarà capace di trovare quella verità che noi siamo sempre stati incapaci di raccontare, nonostante l’amore serio e gentile che ci animava.

Un tema antico, come la storia dell’uomo, quello di uno dei due nuovi pezzi dell’ultimo album di Valerio, “Pioggia e fuoco”, ma realizzato con tanta gentilezza e forza che non si può che rimanere commossi dall’amalgama tanto nobile che mette insieme la voce matura di un ragazzo così giovane e una romanza di respiro così classico.

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Pierdavide è entrato ad “Amici” col vento in poppa ed è stato considerato, complice un giudizio rapiniano, “uno dei quattro in fuga”. A qualcuno la definizione sarà sembrata profetica: magari se ne uscisse dalla trasmissione, portandosi dietro ospedali, Jennifer e compagnia cantante. Ecco, abbiamo pronunciato, sebbene piuttosto ovvia nel contesto, una parola forte – di quelle che lasciano la traccia: CANTANTE.

Qualcuno dovrebbe far riflettere gli emuli di Mario Nunziante sul fatto che nella parola cantautore c’è anche quella stravagante prima parte che indica il fatto che chi si fregia del titolo sa anche, udite udite, cantare. Poi, vabbé, verrà quella simpaticona della Di Michele a urlare che Valerio e Marco fanno schifo (ed infatti hanno mietuto più successi loro in due-tre anni che lei in tutta la sua onorata carriera). Però, prima che la signora ci racconti la sua personale opinione (tanto, non mancherà di farlo), sarebbe meglio mettere da subito qualche puntino sulle i.

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Ennesima farsa ad “Amici”. Sfida totale per un ballerino, raccomandato (così viene presentato e nessuno si alza per dire che magari l’appellativo fa un po’ schifo) dai professionisti cubani: si tratta di un anonimo tipetto, chiamato Rodrigo, il quale tanto per gradire non sa una parola di italiano, ma balla da Dio, così almeno si sostiene dalle parti della produzione.

Sfide da superman non sono una rarità in questa trasmissione, ma in genere chi è entrato con questa nomea aveva anche le qualità giuste per poterlo fare: in primis la versatilità, cioé la capacità di sapersi misurare, tramite il proprio talento, in campi e in stili completamente diversi.

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Quando l’ho visto per la prima volta, mi sono chiesto cosa ci trovasse in quello scricciolo Morgan. Marco è talmente insignificante, mi dicevo. E poi piangeva, anzi no: piagnucolava, come uno di quei bambini pettegoli, che trovano il sistema di frignare in ogni momento, o per un lecca-lecca non del gusto giusto o perché per la strada hanno picchiato colla punta del piede in una pietruzza.

E poi, che dire del suo aspetto fisico? I piedi sgraziati, piccoli piccoli, le gambe secche come grissini, quel corpo senza nerbo, come un filo d’erba nella tempesta: sembrava destinato a farsi travolgere dal primo secchio di critiche della Maionchi o della signora C. Non aveva nessuna speranza, mi dicevo: si scioglierà come neve al sole e poi chi ci mandiamo a tirarne su i pezzettini? Tommassini?

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Stefanino non è istintivamente simpatico. Ha quella faccetta tutte mossette, i capelli tirati su come spilli su un porcospino, il fisico di un gentiluomo settecentesco, ma ancora non s’è messo il fard e il cerone per farlo vedere appieno. Eppure, quel corpicino minuscolo ed esile è abitato dal fantasma della musica.

Tra i cantanti di quest’anno, è infatti il solo, se si escludono i sedicenti cantautori, a dimostrare una personalità artistica vera e propria nella sua innata capacità di riscrivere le canzoni a proprio piacimento e cantarle come solo lui sa fare, con tutta la sua originalità.

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Maddalena, sei un disastro. Ma come fai a fare la ballerina. Al massimo, puoi sculettare su un simpatico cubo. Povera Maddalena, finita nel solito tritatutto della Celentano. Rispetto agli ultimi ballerini, quasi tutti legati a Garrison, i quali sono stati umiliati dalla grande Alessandra, Maddi (come è chiamata dal suo sodale, Michele, confidente prezioso e un po’ appiciccaticcio, peraltro) è stata da subito menefreghista, con un atteggiamento non maleducato, ma canzonatorio.

Perfino la Celentano ha dovuto abbozzare, visto che da parte dell’allieva riottosa non c’era un’aperta ribellione, ma solo un sorriso strizzato e stizzito, quel tipo di sorriso che significa: “Beh, avrai anche ragione, ma io non ti darò mai nessuna soddisfazione”.

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Quando William, ridicolizzato nella sfida di oggi contro un cantante vero, ha guardato con il suo solito sguardo assente il maestro Vessicchio, invitandolo a dire la sua, William è stato come al solito: anonimo, sperso, inespressivo. Si vedeva che era distrutto, ma ha fatto la faccia di quello che se ne frega (ha perfino detto che gli dispiaceva solo perché doveva lasciare i suoi amichetti, come un qualsiasi grandefratellino senz’arte né parte). Perfino la De Filippi s’è sentita di doverglielo spiegare: sì, era entrato un altro concorrente al suo posto, perché quello è il meccanismo della trasmissione.

Ma il Di Lello voleva probabilmente esprimere un’altra opinione – avrebbe voluto (se fosse stato capace di articolare un pensiero, ma quella è una dote delle menti intelligenti, là dove appare anche solo una briciola di personalità) mettere al muro il barbuto maestro e dirgli qualcosa tipo: “Vedi, controfigura di Verdi che non sei altro, cosa hai combinato col mettermi in sfida? Ci voleva davvero questo per soddisfarti? Dovevi proprio farmi sbattere fuori dal primo che capita?”

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