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La puntata di stasera inizia con la De Filippi preoccupata: nel bagno della casetta dei blù è capitato di tutto e metà squadra viene penalizzata. Tre concorrenti possono sì partecipare alla puntata (purtroppo), ma sono già al ballottaggio (non si capisce bene come ciò possa essere fattibile, ma si sa che il pongo regolamento si adegua perfettamente a tutte le situazioni).

Ma cos’avranno fatto in bagno i blù? Qui di seguito alcune ipotesi, tra le più accreditate: 1. Elena ha scoperto una telecamera in bagno e ha cominciato a fare l’appoge su Enrico (ovviamente entrambi erano nudi), quando sul più bello è arrivata Loredana e ha cominciato a saltare come un’ossessa;

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Le parole in amore hanno un altro significato: basta, scusami, amami. Nessuna ha la forza di restare, semanticamente, dentro i propri limiti, così come i sentimenti che sfuggono alle definizioni. Discutere si può, ma bisognerebbe almeno mettersi d’accordo sul come, anche se poi si finisce a fare l’amore dovunque.

La lezione prima è che l’amore è dolore, ma un dolce dolore, amabile miscuglio di guerra e unione, di pace e allontanamento: gli amanti possono essere insieme, così come separati, seppur sempre legati da un gentile filo.

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Quando la via è difficile, è sempre più bello vincere. Però, che sudata. E quanti patemi d’animo. Del resto, questa è l’unica strada percorribile per un vero artista: sudore, fatica, difficoltà – è una strada in salita, da scalatore di montagne il quale corre da solo, perché non corre contro gli altri, ma contro se stesso. Per superarsi, per fare meglio, anche quando, comportandosi così, ci si complica eccessivamente la vita.

Valerio è così: chi non lo capisce, non capisce niente d’arte. O, meglio, non comprende, ciò che è più sostanziale,  che la musica è un’arte, non lo spettacolo di chi fa soldi, non l’ansia da prestazione di chi vuole vincere a tutti i costi, non la retorica guasta dei poveri sentimenti d’accatto. E’ la musica, nel caso, che si confronta con se stessa e si specchia dentro la sua purezza.

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Irraggiungibile Valerio. Irraggiungibile anche nella tristezza, anche nel complicarsi la vita, anche nell’ansia di perfezione, nel desiderio di essere davvero, in tutti i luoghi, completamente inemendabile. Valerio, per chi lo conosce, è fatto così: passione e autocritica, umiltà e fede reale (non si potrebbe definirla in altro modo) nella musica.

Sono i suoi occhi che guardano verso obiettivi che difficilmente fanno rima con successo o con denaro: Valerio non è un mostro da palcoscenico da sbattere in prima pagina, o semplicemente o solo una macchina da soldi. E’ un artista, con annessi e connessi, tra cui anche il distacco dal mondo, ciò che significa non presupponenza, ma desiderio di lontanarsi, urgente bisogno di alzarsi sopra le difficoltà e le humanae res.

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Quanto l’ho aspettato, nelle mie lunghe notti insonni (ieri, poi, mi sono addormentato tardissimo, chissà perché). L’ho aspettato fin dalla prima volta che ho visto Garofalo scannare quella sciagurata di Elena e la Celentano, novella Medea, tentare di uccidere nella culla quella stessa Grazia che lei aveva contribuito a far entrare ad “Amici”, come sua allieva.

E finalmente, dopo tutta questa mia attesa, c’è stata la reazione, isterica, spropositata, malefica, perfino maledetta delle due ballerine: la loro vendetta.

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Povero, infelice Nicola. Non gli è servito neppure dedicare una serenata alla donna di cui è innamorato per poterla conquistare, o almeno per mettersi sotto una luce nuova. A guardarlo negli occhi, mentre intonava insospettabilmente bene i suoi versi sull’aria di “A te” di Jovanotti, a chiunque sarebbe venuto da commuoversi: a chiunque, tranne che a Monica, che prima ha finto di “sentire” davvero la profondità della canzone, poi ha cominciato ad attaccarlo sul nulla, a proposito di una parola che avrebbe detto, tra le tante, senza pensare al gesto, alla dichiarazione d’amore, alla follia di un ragazzo, che, come lui stesso ha dichiarato, è da tanto tempo che non sente ciò che prova ora per lei.

E così, ancora una volta, sul palcoscenico di “Uomini e donne”, si consuma la solita tragicommedia della scelta tra un uomo vero e con i piedi per terra, magari non bellissimo, ma certamente di sostanza e dai veri sentimenti, e il solito fantoccio alla Lele Mora, pronto a balzare come un rapace sulle copertine dei rotocalchi e, magari, a ripresentarsi, con la solita faccia di bronzo, l’anno successivo a fare il tronista.

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I prova. Andate “Via!”: Pierdavide vs. Enrico. Il Carone la fa alla Carone, come fosse una ballata, ma di fronte ad un’altra canzone veloce dimostra di non avere agilità musicale. Dargli questa canzone è in pratica ucciderlo (e l’ha assegnata, tra l’altro, quella Medea della Di Michele). Stona peraltro perfino nel ritornello, che, viste la nota lunga iniziale, dovrebbe facilitarlo. Troppi respiri nel finalino, buttato lì. Perfino Grazia, che è la sua mentore, fa capire che è stato impreciso, seppure nel suo solito modo suadente per cui non sembra che abbia fatto schifo, quando invece l’avrebbe cantata meglio anche un Flauto qualunque.

Prima dell’esibizione di Enrico, va in onda la Enrichiade, con la Di Michele che dà dell’incompetente o della bugiarda alla Martinez. E menomale che non ce l’aveva con lei. Intanto, Jurman si veste da mago della pioggia e tira fuori dal cilindro un Nigiotti più convincente del solito: tiene benino il ritmo, anche se in due punti si fa trascinare; non sembra più sfrangiato nell’intonazione, anche se non è precisissimo. Forse la cintura di Luca è taumaturgica. Io la proporrei anche per la Di Michele, che, alla fine, sostiene, peraltro indirettamente, che san Jurman abbia fatto i miracoli.

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N.B. Il titolo di questo post non è assolutamente ironico. La cronaca che segue è del tutto reale e fededegna, anzi quasi una fotografia di quel che è successo. A scanso di equivoci, tutti i nomi dei protagonisti saranno esplicitati e non si farà riferimento a nessun altro, neppure per allusione.

I prova. Passo (dell’oca) a due di Garrison: Rodrigo vs. Grazia. I professionisti sono vestiti come camerieri, le donne in paillettes. L’atmosfera è quella dei balli da sala. Qualcuno vede spuntare nel pubblico la Carlucci, che cerca di recuperare così un po’ di pubblico a Gerry Scotti. Sarà anche bella la Eleonora, ma volete mettere la Titova? Comunque, anche se Garrison ha recentemente fatto il mea culpa su un cantante sardo di cui non ricordo il nome, la coreografia è una porcata immonda, giusto per essere gentili. Grazia, vestita di bianco e dimagrita, balla con Amilcar e fa la cocotte piuttosto bene, sicuramente meglio di Borana, che purtroppo è finita fuori, altrimenti ci avremmo potuto ricamare per due settimane. Ballare sui tacchi è un’operazione complicata, ma la Striano fa la simpaticona. Rodrigo è preso per Elena dalla De Filippi. Poi, quando finisce in braccio a José, in effetti è piuttosto bravo come bébé. La Celentano lo trova piacevole. Garrison lo definisce perfetto (a fare lo scemo).

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Momento clou della serata: la De Filippi, estenuata da una polemica interna alla commissione, prima si siede sul palco con Enrico e poi si sdraia con lui. Intanto, Garofalo prende di mira Elena e fa smorfie e smorfiacce durante tutte le sue esibizioni. Platinette, insolitamente calma, prende quasi tutto con filosofia. Grazia Di Michele scopre, sulla via di Damasco, l’importanza dell’intonazione e non ricorda neppure che l’anno scorso difendeva il Nunziante. Quando Jurman glielo fa notare, la poverina fa finta di niente, un po’ come la Martinez, svergognata in diretta da tutti, perfino da un passante che per caso era capitato sul palco (Stefanino a casa gode come un riccio).

New entry tra le prove: il duetto: i quattro cantanti o pseudo-tali distruggono con perizia “Vivo per lei”. Pare che dopo l’esibizione gli ORO abbiano deciso di ritirare i diritti della canzone. Leggi il seguito di questo post »

Stefanino se la sentiva: sapeva di uscire da qualche mese. Sapeva che avrebbe avuto la commissione contro, forse però non sapeva che nei gusti del pubblico era salito fino ad essere nella parte sinistra della classifica. Sapeva, anche, di non essere simpatico a nessuno dentro le due casette, tantomeno in quella dei suoi “amici” di battaglia al serale.

Per cantare qualcosa nella sua ultima apparizione, il Maiuolo ha dovuto scontrarsi contro gli dei, in particolare la Marrone pigliatutto. Se fosse stato per lei, Stefanino (considerato come quello che portava meno voti di tutti, ciò che alla fine s’è rivelato non proprio vero) poteva al massimo presenziare durante la sigla, ma senza dire una parola. Che si mettesse in un angolo, quello lì…

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