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Ics, “Malarazza” (Domenico Modugno): nella prima parte cantata, la voce difetta, manca il fiato. Poi, nel ritornello, gli fanno fare anche la tarantella e lo sbandieratore, giusto perché così respira meglio. Forse un cantante è altra cosa, ma, non fosse stato per tutta la coreografia, forse Ics avrebbe fatto una figura perlomeno un pochino meno disgustosa. Il tutto sembrava, infatti, un tentativo di fare eliminare il poveretto, e mandarlo immediatamente dopo ad una sagra della salciccia qualunque.

“Vengo anch’io. No, tu no” (Enzo Jannacci): bella verve, interessante ritmicamente, l’interpretazione di Ics sembra nel solco della tradizione, ma comunque è a suo modo originale. Fa diventare il pezzo satirico del grande Jannacci nuovo e molto caparezziano, come ha acutamente notato Arisa.

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“X-Factor” è sempre stato presentato dalla critica giornalistica (non quella prezzolata dalla De Filippi) come il contraltare di “Amici”. In genere, si vedevano del programma solo i lati positivi, fino a raccontare della sua trama fantasie, appunto, costruite ad hoc. Ma di questo ho scritto ampiamente, in tempi non sospetti e quindi ora non mi si potrà fare la morale, se si è scoperto che pure loro, i fighetti della tv musicale, sono un po’ marci dentro, perlomeno allo stesso modo della tv discografico-dipendente delle varie Emme e Loredane.

Mi riferisco, come molti non sapranno (mica gli ascolti di “X-Factor” sono mai stati quelli di un successone, intendiamoci), alle ultime polemiche che hanno inseguito e ancora adesso inseguono alcuni dei giurati della trasmissione.

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La sesta edizione di X-Factor sembra sia una pena atroce. I meccanismi sono talmente noiosi che perfino i quattro giudici sembrano lottare contro le loro stesse idee. Morgan, addirittura, sembra voler emozionarsi a comando, tanto per sostenere gli sgallettati che ha nella sua simpatica squadretta. Non parliamo di Arisa, che ha raggiunto l’apice dell’orrore quando ha paragonato una cantante di cui non ricordo il nome (ma della quale, invece, ricordo perfettamente le stonature) a Mina, sostenendo che quest’ultima ha trovato la sua degna erede, anzi un’epigona migliore di lei.

Un po’ come dire che Emilio Fede è un giornalista migliore di Enzo Biagi. Ci vuole proprio coraggio.

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E’ un periodo particolarmente buono per le radio italiane. Prima, RadioDJ ha giubilato Platinette, tra l’altro guadagnando ampiamente in spazio e risorse umane. Ieri, o l’altro ieri (ormai per me il tempo che passa “è un’altra cosa”, tanto per fare una citazione dotta), Valerio Scanu ha fatto schiumare di rabbia la Lucarelli.

Se Linus, poi, mi libera anche di quel tipo che qualcuno chiama Savino, faccio la danza della pioggia nudo dalla contentezza.

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