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Micaela, Fuoco e cenere (Santonocito – Nigro – Muggero): voce lirica, molto leggera e piacevole, con una capacità interpretativa da grande, viene dalla grande officina di “Ti lascio una canzone”, ma rispetto all’acerba voce già dimostrata allora ha fatto notevoli progressi. La canzone non è straordinaria, piena di solite antitesi; inoltre, è troppo veloce per la sua meravigliosa dote vocale, che si trova in difficoltà quando le si chiede troppa agilità. Attrice nel finale, si è persa solo in qualche momento. Se continua, ha un futuro importante davanti a sé. Voto: 8

Roberto Amadè, Come pioggia (Roberto Amadè): per cantare, canta bene ed ha anche una bella presenza scenica. Però, la canzone che inizia benissimo con un arrangiamento da opera sinfonica non morde per niente. Forse è il testo, un po’ troppo orecchiato, forse più probabilmente è la pasta musicale della voce di Amadè. Voto: 6

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Serena Abrami, Lontano da tutto (Niccolò Fabi): l’Abrami torna su un palco che conta, dopo l’ingiusta eliminazione di qualche anno fa da X-Factor, dovuta al peggiore degli errori di Morgan, che al tempo salvò un trio di disperate al posto di Serena. Il pezzo, però, non fa risaltare la sua purissima e gentilissima voce, ora più ambrata di quando l’avevamo ascoltata per la prima volta. La tessitura della canzone non è per lei adattissima, forse era immaginata per un uomo (l’autore è Fabi, il cantautore di “Capelli”). Voto: (a malincuore) 7

Anansi, Il sole dentro (Bannò – Fiabane): ok il look, ok l’avvenenza, ok il fisico slanciato, ma la voce? Apprezzabilissima la canzone, seppure ripetitiva, con una tiritera di parole un po’ eccessiva, ma siamo sempre nell’imitazione di un genere che agli Italiani, anche quando talentuosi, non riesce mai: il reggae. Non bastano, purtroppo, le treccine – ci vuole il talento. Voto: 3

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Giusy Ferreri, Il mare immenso (Bungaro – Ferreri – Calò): non è un pezzo che colpisce subito, dalla partenza. E’, però, ottimamente cesellato su un testo particolarmente intenso e poetico, tra immagini di paesaggi naturali infranti e metafore legalitarie (“il nostro cuore fuorilegge/ spara colpi di dolore”). Si vede la mano preziosa di Bungaro, alla faccia di chi diceva che la Ferreri sarebbe finita dopo la relazione di lavoro con Tiziano Ferro. Voto: 8 1/2

Luca Barbarossa – Raquel Del Rosario, Fino in fondo (Luca Barbarossa): descritta come una canzone sanremasca, invece, è più debitrice di una certa maniera-vascofila, tra la continua anafora del “Voglio” iniziale e la dichiarazione forte “voglio trovare un senso a tutto quello che facciamo”. Le due voci, però, non si mescolano particolarmente bene, soprattutto nelle parti dove devono trovare qualche misura ed equilibrio tra loro. Quella di Barbarossa trova difficoltà e perde di intensità, tanto da diventare un basso di solo accompagnamento; nella seconda parte, la scelta è, grazie al Cielo, quella di alzare il tono e allora i due si trovano meglio. Meno interessante è il ritornello, dove il continuo insistere sull’opposizione “su/ giù” fa davvero troppo Vasco Rossi, ma quello recente che di fantasia ne ha un po’ troppo poca.Voto: 8

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Annalisa – Christian De Sica, You make me feel so young (voto: per De Sica 9, per Annalisa 4; media 6 1/2): un altro duetto imbarazzante per la Scarrone, stavolta con quel piacione di Christian De Sica che ha surclassato la povera Annalisa. E’ appurato, dunque, che insieme ad altri la vincitrice in pectore (perché così Zerbi, voto: -3, ne vince almeno una) canta anche peggio che da sola. La sua inconsistente voce è ancora peggiorata nel confronto con un attore intonato, bravo come cantante, ma non cantante di professione.

La lettera di Annalisa alle due babbione (voto: 2 per la punteggiatura): alla quarta battuta della lettera la Maionchi sorridente non stava più ascoltando. Platinette è arrivata a circa metà. Poi s’è ripresa quando ha sentito “complessata”. Alla fine Mara tutta contenta perché la confessione via De Filippi è finita arriva perfino a salutarla. Purtroppo la Scarrone resta in studio.

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Caro Luca Jurman,

me lo aspettavo. Non è che io abbia il piacere di conoscerla intimamente, ma ero convinto che l’avrebbe fatto: che avrebbe lasciato “Amici”, non appena si fosse presentata l’occasione per farlo senza fare male a nessuno – non ai suoi allievi, non alla trasmissione, non alla conduttrice. Se n’è andato, la scorsa domenica, con la solita signorilità gentile, testimoniando con il suo gesto la sua grandezza, la sua statura morale.

Ho letto, con tanto disperato rammarico, le sue parole sulla sua pagina di facebook: parole vere, ispirate e sincere, con quel tanto di retorica che la contraddistingue sempre mentre scrive, quando invece a voce sembra tanto diretto e senza ghirigori. Capisco, davvero comprendo profondamente la sofferenza di restare in un luogo dove sapeva di non essere più in grado di svolgere lo stesso lavoro che aveva fatto per altri talenti (Marco, Silvia, Valerio, Alessandra), perché, com’è saltato agli occhi di tutti, gli è stato impedito.

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Antonella è uscita in una serata difficile. Ha cantato spesso al di sotto delle sue indubbie qualità, vittima di una brutta influenza. Peccato che metà della commissione degli “esperti” non se ne sia accorta. La Maionchi ancora poco prima della sua eliminazione ha bofonchiato, davanti alla De Filippi che le faceva per l’ennesima volta sapere che il giorno prima la cantante era stata male, qualcosa tipo: “Ah, mi dispiace”, come se l’avesse capito solo in quel momento.

Certo non l’aveva capito qualche ora prima, quando la Lafortezza s’era lanciata col cuore in un duetto non facile in una canzone non facile assieme a Renga. Certo non l’aveva capito qualche mezz’oretta dopo quando la Lalafortezza con grandissima intelligenza musicale aveva fatto suo un pezzo di Mina, non facendo tra l’altro rimpiangere nessuno, interpretando con abilità consumata un ruolo che anagraficamente poteva essere poco suo.

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