C’è di mezzo una storia sinceramente tragica nella nuova, coinvolgente canzone di Valerio Scanu, “Ricordati di noi”. Il testo racconta di un amore finito, di un innamorato che ripercorre le stesse strade di prima e che riconosce le tracce dell’antica fiamma. Ma non c’è in lui ombra di risentimento, o desiderio di vendetta: solo l’invito, a chi lo ha amato, perché continui a ricordarsi, per sempre, di quell’esperienza che è durata forse poco, ma che è stata significativa per entrambi.

Non si spiega chiaramente come mai i due si siano divisi oppure siano stati separati, ma la tensione emotiva della voce di Valerio e un vago riferimento agli scherzi del destino fanno pensare ad un finale tragico, rispetto a cui il ricordo fa da fil rouge per vincere l’efferatezza della realtà. Qualche volta, infatti, l’amore non è sconfitto dalla quotidianità o dall’infedeltà, ma semplicemente si deve arrendere al tempo e alla morte.

In questo caso, però, c’è modo per combattere serenamente la dimenticanza: dovunque finisca chi se ne va da questo mondo, ci si può augurare che non smetta di ricordare e quindi di cercare di mantenere vivo, seppure non nella realtà concreta dei fatti, il sentimento che lo legava a chi invece è ancora nell’aldiqua.

Qui si spiega l’atmosfera generalmente poco cupa, anzi perfino allegra e propositiva, di tutto il pezzo, che sì descrive le “corse con il cuore in gola” e i “sogni irraggiungibili” di un affetto da ragazzi che si frequentano dopo la scuola, ma anche il dolore disperato di chi, una volta persa la propria compagna, non riesce più a “superare il vento”. D’altra parte, se “io non dimentico” e “perciò non farlo neanche tu”, se ancora coltiviamo il ricordo di ciò che eravamo insieme, nulla si perde: s’è vinto, in qualche modo, e s’è riusciti, in modi inesplicabili, a eternare l’amore.

Un amore perso, ma per sfortunate coincidenze, tragicamente perso, può diventare, così, occasione per essere accompagnati da ricordi non annacquabili, da sensazioni sempre serene, seppure nel dolore. Certa serenità è talmente poco raggiungibile nel modo che tutti conosciamo che anche il destino di chi canta può sembrare quasi preferibile.