Tornare indietro per andare avanti: questa la contradditoria e provocatoria idea alla base del nuovo singolo di Valerio Scanu, “Sui nostri passi”, che anticipa un disco prodotto dallo stesso cantante. E in tempi di crisi quale questo che noi viviamo, si tratta di un’operazione alquanto coraggiosa per chi, nemmeno un anno fa, lasciava la propria casa discografica per proporsi in solitaria e iniziare un percorso autonomo.

Delle novità di questo progetto saremo forse in grado di giudicare meglio in futuro: per ora, questo primo assaggio ci propone un mondo sonoro differente rispetto a quello sperimentato in passato da Valerio. Questo singolo è apparentemente più R&B rispetto alle altre sue prove, più vicino allo stile internazionale di alcuni cantanti italiani pop, come Giorgia. Non a caso qualcuno l’ha paragonato a quello dello stesso ex compagno di quest’ultima, Alex Baroni.

Il testo (scritto da Luca Mattioni, da Mario Cianchi e dallo stesso Valerio) si basa su una lunga serie di infiniti, proposti come esortazioni o più semplicemente come semplici constatazioni: qualcuno, sembra di poter leggere, prova a reinventarsi; qualcun altro si accontenta, pur di sopravvivere all’urto della vita. Ed invece forse bisogna semplicemente andare, avanti o indietro fa lo stesso.

Incredibilmente, il tempo, così come qui è immaginato, sembra riavvolgersi e consente, perciò, di ricominciare da capo. C’è sempre data, così si dice, una possibilità per modificarci, per escogitare qualcosa di nuovo, per rifondare il nostro rinnovamento (“pianificare di nuovo il percorso”). L’importante è crederci. Non a caso il testo è pieno di inviti a correre (“a cosa servirebbe/ restare fermi qui?”), correre dove non importa sapere, perché invece è percepito come molto più fondamentale cedere alla nostra ansia di corsa verso la salvezza.

Perciò, se la vita insegue e il tempo sembra togliere, l’ottimismo di questi versi invece ci indica una strada alternativa, quasi avessimo tutti una DeLorean. E, se c’è qualcuno che perdiamo, se c’è un amore che finisce, se ci sono anni che non tornano più, bisogna comunque fuggire verso il bisogno e la speranza (“e non si asciuga mai,/ piove bisogno d’amore/ e speranza di salvarsi/ ancora”). Sono questi i sentimenti che devono guidare la nostra evoluzione, che, tuttavia, può significare anche rimanere coerenti con la propria vera essenza (“e rimanere noi stessi per sempre”).

Il nocciolo di tutta la canzone sta proprio qui: nell’usare la mente e il cuore libera-mente, nell’avvalersi della propria libertà, senza farsi limitare mai né dalle persone né dagli eventi.

Come non vedere in quest’ansia irrequieta di movimento una metafora della stessa vita di Valerio: il suo desiderio, quasi infinito, di andare verso la musica, il suo bisogno di vivere questo suo Amore senza catene, con la profondità di chi è vittima e carnefice del proprio talento.

La speranza è che alla fine di questo attraversare “milioni di cuori” (come dice il testo della canzone), tanto suo quanto nostro, si possa anche non “restare da soli per sempre/ per sempre, per sempre”, ma trovare chi ci permetta di essere noi stessi, senza dover per forza tradire ciò che siamo davvero.