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Ogni tanto la rete delira. Succede con Crozza, che viene insultato perché copia due o tre battute da twitter (peccato, però, che lui non sappia nemmeno usarlo). Succede ora nello scottante caso di Gerardo Pulli, che, per via del suo comportamento strafottente e maleducato, è stato rimbrottato più e più volte, fino alla minaccia definitiva di eliminarlo dal programma, da Grazia Di Michele.

Il semplice fatto che Gerardo si sia trovato a ribattere colpo su colpo alla Di Michele l’ha derubricato, costantemente va detto, anzi con una certa pervicacia, a emulo di Marco Carta (spessissimo) e anche di Valerio Scanu (un po’ meno frequentemente, per via del fatto che lo Scanu canta in modo perfettamente intonato e ciò, naturalmente, non si può dire per il povero Pulli).

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Certo, se dovessero crescere ancora un po’, dite a Zanforlin di allargare un po’ la porta della sala canto. Eh sì, perché i nostri divin cafoni, di pariniana memoria, capaci di memorabili performance, non solo canore, naturalmente (visto che di canoro hanno ben poco), sono leggermente sovrappeso.

Ci si riferisce, ça va sans dire, ai due elementi della nouvelle vague amiciana, agli immarcescibili ed educatissimi eredi del Nunziante d’annata, quello stesso che a mala pena sapeva distinguere un pianoforte da un’amatriciana della zia: il mitico Gerardo Pulli, il grunge che avanza (di panza, probabilmente, ma solo per fare la rima), e la fantasmagorica Alessia Di Francesco, l’henné che avanza (nel senso che ne resta tanto appiccicato ai capelli che con le sole goccioline che ne stillano si potrebbe ricolorare l’intero Mar Rosso).

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Non amo profondamente il nuovo inedito amiciano, “Io nego” (sotto questo aspetto non posso dar ragione a Jurman, che qualche settimana fa ha dichiarato che gli sembra molto buono). Ogni tanto, ho avuto la sfortuna di sentirlo cantare da un interprete (non ricordo bene il nome o il volto) preso, evidentemente, dalla strada, insomma quella interessante a suo modo novità dell’edizione di quest’anno, secondo la quale ogni tanto invece che un allievo viene fatto esibire un passante.

E devo ammettere che questa scelta non aveva contribuito granché a farmi apprezzare la canzone, anche perché non ne avevo mai compreso interamente il testo.

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Un gradito ritorno tra i post: le pillole amiciane che l’anno scorso han fatto sbellicare due o tre lettori. Lo faccio anche perché Zanfo non vuole che divulghi la trama del nostro romanzo a quattro mani e tre teste. E comunque io in matematica ero bravissimo al liceo.

Mamma, comprami i balocchi. “Il buon ballerino è quello che non si culla” (Debora su Vito, dopo averlo amorevolmente cullato per tutto un anno, scopre evidentemente che l’ammmore non basta: ci vogliono i soldi e bisogna farlo fuori al più presto, perché “ci piace vincere facile”).

Prove orali. “Lui mi mette in bocca cose che non sono vere” (sempre meglio che dure; Vito su Denny, che invece che farsi una gran vagonata di cavoli propri va a controllare quante pirouette al giorno fa il suo antagonista… viene il sospetto che lo subisca un po’ troppo).

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Primo post di quest’anno sul primo serale di “Amici”. La cronaca che viene qui di seguito non è che una bozza, anzi un bozzetto di un romanzo che scriverò a quattro mani con Luca Zanforlin. Lui ancora non lo sa, ma ci faremo pubblicare insieme. Lui architetta le terribilità, io al massimo potrò contribuire con un po’ di colore sentimentale. Secondo me sarà un successone. Più della schifezza che han fatto scrivere a Pierdavide. Scaleremo le classifiche e spezzeremo le reni alla Parodi.Umberto Eco ci farà un baffo e firmeremo autografi a Paolo Giordano. (Forse devo cominciare a scrivere verso le nove di sera, altrimenti straparlo, anzi strascrivo).

I prova: “Cuore“: Annalisa vs Antonella. La Scarrone comincia male, stonando alla grande, poi si riprende dando una interpretazione però troppo lontana dal modello e troppo modernizzata. Evidentemente, è l’emozione che la fa sbarellare. Zerbi la definisce allegramente, con la sua solita faccia tosta, perfetta. Platinette, incredibilmente, vede giusto, sostenendo che l’interpretazione è inadatta alla disperazione del testo. In effetti, Annalisa interpreta sempre la stessa canzone, anche quando non sono i suoi inediti.

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“Amici” è andato trasformandosi nel tempo, anche per via della concorrenza, mai troppo forte per la verità, di X-Factor, ma soprattutto perché inseguito da un numero svariato di polemiche, una delle quali, assolutamente, centrale riguardante il televoto e il modo con cui s’è sempre sospettato che prima la redazione della trasmissione e poi gli stessi concorrenti lo manipolassero. Chi mi segue ricorderà che il massimo dell’indecenza si toccò quando Karima fu estromessa dalla vittoria contro un cantante che definire tale è un insulto alla logica (tal Federico Angelucci, che il tempo ha finalmente cancellato dal mondo dello spettacolo perlomeno italiano, visto che sta per uscire forse con un disco in spagnolo) e quando Mario Nunziante, il più stonato tra tutti, si trovò incredibilmente primo in classifica, perché c’era, come incredibilmente arrivò a confessare lo stesso colpevole, uno zio che s’era organizzato con un call center.

Si capisce che da quel momento in avanti la De Filippi per prima e poi i suoi autori cercassero un sistema perché inconvenienti e ingiustizie come queste non capitassero più, anche se, a dire il vero, dell’Angelucci tutti furono contenti (perché la Ammar non era ben vista, anche se ora la invitano perfino tra i Big a cantare le sigle d’apertura), in particolare la Di Michele, che al solito sponsorizzava il peggiore. Questo sia detto giusto per amore della verità.

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Non bastava l’Angelucci, non bastava il Nunziante, non bastava il Flauto: oggi abbiamo, tanto perché possa essere aggiunta alla triade degli stonati senza pietà, anche Francesca Nicoli (così ora possono rifare, alle feste rionali e alle sagre della salciccia salmonata, il Quartetto Cetra, anche se consiglierei loro di chiamarsi Quartetto Cetriolo). Potevamo risparmiarcela, intendiamoci, ma, siccome ad “Amici” non deve mancare mai niente, eccola stonare, stonicchiare, sbertucciare, stravolgere senza nessun rispetto ogni pezzo che le tocca di intonare, fosse anche il rumore del treno a vapore.

La Nicoli è, però, un’icona incontrastata del Zanfo-pensiero: quella che ti consente di far passare una settimana, che altrimenti non si saprebbe come riempire, con le sue dichiarazioni mezze cretine, mezze assurde, con le sue mossette, le sue prese in giro, i pianti, le scenate isteriche e le immancabili parolacce. Insomma: è la personalità rock, come la intendono i poco acculturati, è la chitarra rotta sul palco, ma senza palco e senza chitarra, insomma è il simbolo del vuoto pneumatico di tutta una generazione, malata di protagonismo, alla quale dare un minuto di celebrità è, in pratica, come consegnare un fucile ad un serial killer.

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Momento clou della serata: la De Filippi, estenuata da una polemica interna alla commissione, prima si siede sul palco con Enrico e poi si sdraia con lui. Intanto, Garofalo prende di mira Elena e fa smorfie e smorfiacce durante tutte le sue esibizioni. Platinette, insolitamente calma, prende quasi tutto con filosofia. Grazia Di Michele scopre, sulla via di Damasco, l’importanza dell’intonazione e non ricorda neppure che l’anno scorso difendeva il Nunziante. Quando Jurman glielo fa notare, la poverina fa finta di niente, un po’ come la Martinez, svergognata in diretta da tutti, perfino da un passante che per caso era capitato sul palco (Stefanino a casa gode come un riccio).

New entry tra le prove: il duetto: i quattro cantanti o pseudo-tali distruggono con perizia “Vivo per lei”. Pare che dopo l’esibizione gli ORO abbiano deciso di ritirare i diritti della canzone. Leggi il seguito di questo post »

Stefanino se la sentiva: sapeva di uscire da qualche mese. Sapeva che avrebbe avuto la commissione contro, forse però non sapeva che nei gusti del pubblico era salito fino ad essere nella parte sinistra della classifica. Sapeva, anche, di non essere simpatico a nessuno dentro le due casette, tantomeno in quella dei suoi “amici” di battaglia al serale.

Per cantare qualcosa nella sua ultima apparizione, il Maiuolo ha dovuto scontrarsi contro gli dei, in particolare la Marrone pigliatutto. Se fosse stato per lei, Stefanino (considerato come quello che portava meno voti di tutti, ciò che alla fine s’è rivelato non proprio vero) poteva al massimo presenziare durante la sigla, ma senza dire una parola. Che si mettesse in un angolo, quello lì…

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Quando entrò nella scuola, Angelo Iossa sembrava davvero avere una marcia in più. Bravissimo, strepitoso, originale, disponeva di una voce magnetica, assurda, molto ricca di sfumature, completamente avulsa dal genere amiciano, ma perfettamente nei canoni, tanto per ricordare qualche parola di chi, di musica, grazie al Cielo, sa qualcosa e la può insegnare, tra l’altro.

Poi, venne il pongo e tutto fu perso – regole e controregole costruite ad hoc perché i talenti, quelli veri, non abbiano voce nella scuola di “Amici” (o al massimo ad anni alterni). Com’è possibile, per esempio, che un tale talento, così raro, debba entrare quasi alla fine della trasmissione, quando è sostanzialmente impossibile farsi conoscere, ciò che in pratica equivale a restare fuori dalla scuola? Eppure, è sempre così e storicamente, ad “Amici”, non riesce mai a fare strada chi entra in corsa, tranne quando è particolarmente difeso da chi lo sta seguendo in quel momento (tanto per fare un nome, Giulia Piana).

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