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La drammaturgia della edizione peggiore e più zuccherosa di tutta la storia di “Amici” è stata impostata sulla non chalance, sul volemose tutti bene: hanno vinto tutti, a ben vedere, ancora prima che la finale sia giocata e davvero vinta da qualcuno (ad occhio e croce una tra Emma, favorita dalla produzione, e Loredana, favorita, a rigore, da un piccolo gruppuscolo di fan). Tutti, praticamente tutti i finalisti (ivi compresi i sempre bistrattati ballerini) hanno già firmato da mesi, qualcuno forse perfino da un anno, prima ancora di entrare nella scuola, un contratto o con una compagnia di ballo (manca all’appello la sola Grazia, ma chissà… magari troveranno anche uno strapuntino anche per lei) o con una casa discografica.

L’anno scorso, Valerio e Alessandra arrivarono relativamente vergini alla finale. Emi e Sony se ne stettero allegramente fuori dalla trasmissione per diverso tempo e i contratti furono, come successe anche a Marco Carta, firmati molto dopo la finale.

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Quanto l’ho aspettato, nelle mie lunghe notti insonni (ieri, poi, mi sono addormentato tardissimo, chissà perché). L’ho aspettato fin dalla prima volta che ho visto Garofalo scannare quella sciagurata di Elena e la Celentano, novella Medea, tentare di uccidere nella culla quella stessa Grazia che lei aveva contribuito a far entrare ad “Amici”, come sua allieva.

E finalmente, dopo tutta questa mia attesa, c’è stata la reazione, isterica, spropositata, malefica, perfino maledetta delle due ballerine: la loro vendetta.

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I prova. Andate “Via!”: Pierdavide vs. Enrico. Il Carone la fa alla Carone, come fosse una ballata, ma di fronte ad un’altra canzone veloce dimostra di non avere agilità musicale. Dargli questa canzone è in pratica ucciderlo (e l’ha assegnata, tra l’altro, quella Medea della Di Michele). Stona peraltro perfino nel ritornello, che, viste la nota lunga iniziale, dovrebbe facilitarlo. Troppi respiri nel finalino, buttato lì. Perfino Grazia, che è la sua mentore, fa capire che è stato impreciso, seppure nel suo solito modo suadente per cui non sembra che abbia fatto schifo, quando invece l’avrebbe cantata meglio anche un Flauto qualunque.

Prima dell’esibizione di Enrico, va in onda la Enrichiade, con la Di Michele che dà dell’incompetente o della bugiarda alla Martinez. E menomale che non ce l’aveva con lei. Intanto, Jurman si veste da mago della pioggia e tira fuori dal cilindro un Nigiotti più convincente del solito: tiene benino il ritmo, anche se in due punti si fa trascinare; non sembra più sfrangiato nell’intonazione, anche se non è precisissimo. Forse la cintura di Luca è taumaturgica. Io la proporrei anche per la Di Michele, che, alla fine, sostiene, peraltro indirettamente, che san Jurman abbia fatto i miracoli.

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N.B. Il titolo di questo post non è assolutamente ironico. La cronaca che segue è del tutto reale e fededegna, anzi quasi una fotografia di quel che è successo. A scanso di equivoci, tutti i nomi dei protagonisti saranno esplicitati e non si farà riferimento a nessun altro, neppure per allusione.

I prova. Passo (dell’oca) a due di Garrison: Rodrigo vs. Grazia. I professionisti sono vestiti come camerieri, le donne in paillettes. L’atmosfera è quella dei balli da sala. Qualcuno vede spuntare nel pubblico la Carlucci, che cerca di recuperare così un po’ di pubblico a Gerry Scotti. Sarà anche bella la Eleonora, ma volete mettere la Titova? Comunque, anche se Garrison ha recentemente fatto il mea culpa su un cantante sardo di cui non ricordo il nome, la coreografia è una porcata immonda, giusto per essere gentili. Grazia, vestita di bianco e dimagrita, balla con Amilcar e fa la cocotte piuttosto bene, sicuramente meglio di Borana, che purtroppo è finita fuori, altrimenti ci avremmo potuto ricamare per due settimane. Ballare sui tacchi è un’operazione complicata, ma la Striano fa la simpaticona. Rodrigo è preso per Elena dalla De Filippi. Poi, quando finisce in braccio a José, in effetti è piuttosto bravo come bébé. La Celentano lo trova piacevole. Garrison lo definisce perfetto (a fare lo scemo).

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Momento clou della serata: la De Filippi, estenuata da una polemica interna alla commissione, prima si siede sul palco con Enrico e poi si sdraia con lui. Intanto, Garofalo prende di mira Elena e fa smorfie e smorfiacce durante tutte le sue esibizioni. Platinette, insolitamente calma, prende quasi tutto con filosofia. Grazia Di Michele scopre, sulla via di Damasco, l’importanza dell’intonazione e non ricorda neppure che l’anno scorso difendeva il Nunziante. Quando Jurman glielo fa notare, la poverina fa finta di niente, un po’ come la Martinez, svergognata in diretta da tutti, perfino da un passante che per caso era capitato sul palco (Stefanino a casa gode come un riccio).

New entry tra le prove: il duetto: i quattro cantanti o pseudo-tali distruggono con perizia “Vivo per lei”. Pare che dopo l’esibizione gli ORO abbiano deciso di ritirare i diritti della canzone. Leggi il seguito di questo post »

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