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“Minuetto” è una canzone struggente, difficile e largamente incompresa: lo è in virtù delle tante sfumature musicali e interpretative, dalle venature classiche (le citazioni di Bach) all’ambientazione americana, quasi soul. Scritta da un ispiratissimo Franco Califano e costruita nella sua partitura tanto difficile da Dario Baldan Bembo, è stata tentata più volte nella storia dopo la prima interpretazione, quella di Mia Martini, che voleva pubblicarla con un altro testo, certo meno potente, ma assai poetico, a cura di Luigi Albertelli (un pezzo che è uscito, purtroppo, solo postumo col titolo “Salvami”) e che poi ne fece anche altre due versioni, una in spagnolo dallo stesso titolo e una in francese (“Tu t’en vas quand tu veux”, poi cantata anche da Melody Stewart).

Ad omaggiare Mimì hanno pensato diversi colleghi nel corso degli anni, fin dal 1975, quando Gigliola Cinquetti ne presenta una versione troppo teatrale e leccata. Tra le migliori prove, c’è quella di Loredana Berté, che indovina la chiave giusta aiutata da Aida Cooper in un omaggio televisivo molto recente alla sorella.

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Certo che Maria la chiamano Sanguinaria per un motivo. E’ di una crudeltà crudelissima. Poi, con questo nuovo paio di occhiali da politico della Prima Repubblica (per favore, Maria, se mi leggi, trovati un’altra montatura, perché così perfino Zanforlin è più figo ed è tutto dire), è diventata ancora più cinica.

Ad esempio ha ormai tolto alla sua famiglia quel poveretto di Paolo Giordano. Avete presente quel tipino tutto elegantuccio, con le braccia sempre aperte in un ideale abbraccio, con gli occhialetti da primo della classe, la simpatica mimica d’un cerbiatto, protagonista di un famoso battibecco con Antonio che si rifiutò di cantargli davanti, sapendo che intanto sarebbe andata a finire in un dato modo, e sinceramente quel giorno lì sarei andato da Antonio di filato a stringergli la mano e a gridare improperi in tutte le segrete stanze di “Amici”? Ok, non è Gabriel Garko, non è Luca Jurman, non è neppure Amilcar… però dovreste conoscerlo almeno di vista, dato che in pratica vive ad “Amici”, stabilmente dietro la sua cadrega (sospetto peraltro che vi si sia incollato col vinavil, cosicché lo devono spostare tutto quanto insieme – credo che abbia paura che gli freghi il posto Mangiarotti).

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Straordinaria puntata di X-Factor stasera. Ne sentivamo davvero la mancanza. Soprattutto di Tommassini, che stavolta ha risparmiato sulla scenografia, facendone una che andasse bene per tutti. Ma ha risparmiato Stefano, perché aveva, cavoletto di Bruxelles, cambiato la canzone troppo tardi! Eh sì: una coreografia che andava bene per i Blondies, i Ramones, Sergio Vastano e i Figli di Bubba, la cumparsita e il jingle della Michelin non era adatta, ma proprio per niente, a Vasco Rossi.

Perfino tra i giudici serpeggia un tantino di autocritica: la Maionchi si lascia sfuggire un improperio, la Tatangelo sembra un ospite a “Porta a porta” che cerca di non farsi notare, Ruggeri finge di essere capitato nello studio sbagliando perché credeva di fare la guest star nella settima stagione di “Cold Case”. Elio, beh, sta pensando al suo diploma di solfeggio che gli ha consentito di scrivere i ben noti versi dalle riconoscibili sfumature leopardesche: “Son l’orsetto ricchione e, come avrai intuito, adesso ti inc**o”.

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Che puntatona interessante, questo serale di “Amici”! A parte l’outing di Jurman, che mi aspettavo a proposito delle supposte virtù della Errore, la De Filippi s’è dovuta districare tra gli ormoni di Jancu, la sfuriata della Celentano contro Michele Villanova e alcune delle più oscene interpretazioni canore dei capolavori della musica italiana e straniera.

Questa sera, infatti, perfino gli inediti sono stati cantati, giusto per essere gentili, con qualche approssimazione. Qui di seguito, poi, trovate qualche altra piccola chicca.

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“Sussurro parole inutili”, se lo diceva da tanto tempo. “E dov’è lei, che ho lasciato alla fermata del bus davanti ai bagni Marinella? Cavolo, me la sono dimenticata”. Eppure era bionda, era bella, era lei. Insomma, l’unica che ci credeva.

Quella poverina, se la ricordava ancora, quando ancora i call center non l’avevano fatto diventare un mezzo idolo di carta, ma non di MarcoCarta-che-quello-era-figo-anche-in-foto. “Non ti muovere!”, gliel’avevano detto di non muoversi, mentre si faceva quella foto da lampadato per la copertina di Play Girl. Si era spogliato per non farsi dimenticare. Eppure, l’avevano dimenticato, azz (‘ste fan del picchio).

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Pasqualino è talmente anonimo che, probabilmente, in finale è arrivato al suo posto Jancu e nessuno se n’è accorto. Non mi sorprenderei a vederlo fare le cose migliori in recitazione o in danza, dove forse riesce ad esprimersi in un modo più consono al suo essere profondo.

Non a caso tra le sue perfomance migliori ad “Amici” è sicuramente la parte del protagonista nel musical dedicato a “In & Out”. Nei panni del professore gay che sta per sposarsi e che per essere un vero uomo decide di usare perfino un nastro registrato che gli suggerisca le mosse da fare e quelle da evitare, Pasqualino ha vissuto la sua migliore metamorfosi, quella più realistica, quella più sentita.

 

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