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Il post che qui scriverò non sarà chilometrico. Carlo Conti, il vecchio-nuovo che avanza, ha deciso da poco i nomi dei venti big che parteciperanno al festival di Sanremo di quest’anno. Trasceglierò alcuni di questi nomi, giusto perché sia chiara la mia tesi.

Marco Masini, nato a Firenze nel 1964, è un habitué del festival; l’ultima sua partecipazione è datata 2009. Nel 2013, tuttavia, ha partecipato e, incredibilmente, vinto lo Speciale Canzonissima presentato da Carlo Conti con una reinterpretazione di Cosa resterà di Raf. L’ultimo singolo (2013) debutta alla posizione n. 81 della FIMI; dell’album, La mia storia piano e voce, non si parla da nessuna parte.

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“Perfetti”, la nuova hit di Eleonora Crupi, che con questo pezzo avrebbe dovuto vincere il mini-campionato delle ex stelle di “Amici” targato Maionchi-Platinette, ha una storia molto lunga e perigliosa. L’autore è il sensibile Niccolò Agliardi, che avrebbe voluto cantare la sua opera al Festival di Sanremo del 2009. Era già d’accordo perfino con Ornella Vanoni, che sarebbe stata felice di fargli da madrina. Poi, però, ci si sono messi in mezzo tutti quanti: dalla casa discografica al conduttore (allora era Paolo Bonolis), o perlomeno questa è la storia che ha raccontato Agliardi in un’intervista piuttosto datata e passata sotto silenzio.

E così la canzone è finita nel dimenticatoio, o meglio negli scaffali virtuali di itunes, dove, in effetti, è rimasta senza troppo successo. Sono passati, nell’intanto, quasi cinque anni e Agliardi la propone alla Crupi, che la fa sua e ora, dopo il tentativo fallito di una felice rentrée nella trasmissione che l’aveva lanciata, l’ha riportata all’onore della cronaca con una battaglia personale.

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“Sentimento” è, probabilmente, la canzone più bella sentita quest’anno ad “Amici”. Ma è una canzone di classe, per cui difficilmente si comprende con facilità, nonostante la insistenza del pianoforte che fa, con le sue note, da contraltare alla voce di Valerio Scanu.

I presunti critici della finalissima di “Amici”, ad esempio, hanno frettolosamente giudicato questo pezzo come non radiofonico; qualcuno, addirittura, ha criticato il testo, perché troppo scontato, costruito com’è sulle rime sole-cuore-amore. Altri, ancora più fastidiosamente, hanno fatto apprezzamenti sulla melodia rea di essere troppo simile a “La prima cosa bella”.

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Marco è fenomenale. Chi poteva aspettarsi che vincesse pure Sanremo? E’ ancora un ragazzo, appena uscito dalla scuola di “Amici”. E’ vero che ha un contratto con la Warner, è vero che ha un grandissimo talento, ma vincere il festival alla prima partecipazione non succede molto spesso, soprattutto quando si ha quell’età.

Eppure, Marco aveva ed ha tutte le carte in regola per riuscire a sfondare. Prima di tutto, la particolarità vocale: c’è, per così dire, uno stile-Carta che ora come ora è inconfondibile, una maniera di cantare che è solo sua, assolutamente solo sua, il suo marchio di fabbrica, la sua inconfondibilità, della quale fa parte, in effetti, perfino il suo essere sardo, in un mix che piace, innegabilmente, perché non lo rende uguale a nessun altro.

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Filippo Perbellini “Cuore senza cuore”: la canzone è forte, ben orchestrata. La voce c’è, ma tanto appiattita nel confronto con il mentore Cocciante, che tra i due sembra non ci sia abbastanza differenza, come s’è notato anche nel duetto. Perbellini deve trovare una sua via, più alternativa rispetto al maestro e al suo stile, anche se, per iniziare, ha fatto già qualcosa di positivo. VOTO: 7

Silvia Aprile “Un desiderio arriverà”: voce già ascoltata e senza troppi brividi, la Aprile ha provato a farsi strada in almeno dodicimila modi diversi. L’anno scorso, con X-Factor (dove era sponsorizzata dalla Maionchi, che peraltro già l’aveva prodotta, prima di consentirle di cantare sul palco di Rai2) è stata eliminata senza troppi problemi (nonostante l’allegra raccomandazione). Anche stavolta (seppure sia, a quanto pare, altrettanto sponsorizzata), non le andrà meglio. Il brano è appena sufficiente, lei lo canta senza metterci neppure l’anima. La solita, grande incompiuta, che ancora una volta si troverà al palo, come una Mariadele qualsiasi. VOTO: 5

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Silvia Olari è uscita dalla scuola. Non parliamo per ora di ciò che è accaduto dopo (e di Jurman che legittimamente ha voluto riaprire il caso). Parliamo per ora di come Silvia sia stata cancellata dalla scuola e di quali meccanismi abbiano portato alla sua eliminazione.

La Olari entra ad “Amici” salutata con gioia da tutti come un grande talento. E’ l’unica, da tanto tempo, che sa suonare il piano, conosce già di musica e ha già una incredibile capacità di mettersi al passo con i suoi compiti. Però, come spesso succede ai grandi talenti canori passati da “Amici” da qualche anno a questa parte (Max Orsi, Karima Ammar, Marco Carta, tanto per citare quelli più ovvi), si alzano le barricate, si creano trappolone e ostacoli, in modo da farla cadere in simpatici cul-de-sac, perché deve passare un messaggio assurdo – quello che chi canta può anche non cantare, basta che “trasmetta”.

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Raccontarsi fa sempre bene. In questo quadro, anche il povero Povia ha tutti i diritti di raccontare se stesso. Ma ci sono palcoscenici diversi dove far risaltare la propria verità. Perché proprio a Sanremo?

Per stare a Sanremo bisognerebbe perlomeno avere una canzone da cantare, visto che a Sanremo, fino a prova contraria, si canta. E qui sta il busillis di una partecipazione balbettante, senza spessore.

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Dolcenera “Il mio amore unico”: davvero non originale, con una melodia piuttosto consueta, il pezzo di Dolcenera si segnala per la grinta, oggi radiosa, dell’interprete. Il tema, però, è davvero scontato soprattutto per una raffinata cantautrice qual è lei. Ci si aspetta forse un po’ troppo dalla geniale soffiatrice di successi straordinari come “Com’è straordinaria la vita”. Stavolta, non graffia per niente. VOTO: 6

Fausto Leali “Una piccola parte di te”: si perde, quasi balbettando, in una canzone che difficilmente sente sua (ma che è tragica a prescindere). Leali è stato, e forse potrebbe essere ancora, un grande cantore dell’amore: alle prese con l’amore filiale, fa clamorosamente flop. La melodia, abbinata ad un testo ridicolo (con rime straordinarie come “retta/ fretta” oppure “buongiorno/ di torno”), inizia con un giro armonico che sembra Cristina D’Avena nei suoi momenti peggiori. Se non fosse che gli autori sono diversi, il complesso farebbe credere che dietro ci sia lo zampino di uno svampito Toto Cutugno: purtroppo la realtà è fortemente diversa. VOTO: 5

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